E pensare che avevo sonno…

padri_figliRifletti a fondo sulle parole che stai per scrivere perchè sono tutto ciò che hai…parole…che perdita di tempo. I pensieri piuttosto, quelli si.

Concentrati, forza.

Da dove puoi iniziare?

Forse dal momento che precede il sonno.

Quello in cui si è coscienti a metà; quello in cui stai per infrangere le barriere del possibile ed immergerti nel sogno, dove tutto puoi, e non hai alcun vincolo con la realtà; quello in cui tuo figlio ti ricorda che non stai ancora dormendo, mollandoti, affettuosamente, l’ennesima gomitata della vostra nottata. Sembra quasi voler controllare che tu sia ancora lì mentre lui dorme. Si muove nel sonno e non è delicato. Ti si avvinghia al braccio stile Koala…così piccolo eppure così ingombrante.

Tutto sua madre.

Alberto Sordi in uno straordinario “in viaggio con papà” si interrogava sulla questione centrale (per il sottoscritto) intorno la paternità: “sarà davvero mio, poi, ‘sto figlio?”.

Si potrebbe evincere un dubbio, da parte del protagonista, sulla propria paternità biologica, in questa domanda, se la si interpretasse esclusivamente dal punto di vista letterale. Io credo, però, che il dubbio sia di tutt’altra natura.

Essere genitore/guida per mio figlio è un atto di egoismo o piuttosto di altruismo?

Un figlio ci appartiene o no?

E’ un’estensione di ciò che siamo o è altro da noi?

Non saprei.

La domanda/e rimane sospesa.

Credo dipenda soprattutto dal fatto che non ho mai avuto un rapporto con mio Padre. Magari è un vantaggio, di certo so cosa non devo fare.

Forse essere padre significa improvvisare e pazientemente imparare a scegliere e ad agire, di volta in volta, l’una o l’altra condicio, sperando di commettere meno errori possibile.

Improvvisare, già.

Ma quanto è Mia quella vita che mi russa nell’orecchio di notte e vuole che lo  rincorra per fare la lotta di giorno?

Quanto sei mio, figlio mio?

Quanto…

Perché SonoStanco

Ho immaginato di riuscire davvero a comunicare con gli altri.

Ho immaginato un mondo denso di contenuti e di Verità concrete, inoppugnabili.

Ho parlato, ho ascoltato.

Ho ascoltato di nuovo, poi mi sono perso ed inevitabilmente ritrovato solo.

Circondato dalla gretta e ignavia schiera di individui senza voce ne “Verità alcuna”.

Credo si tratti di questo, infine.

SonoStanco è il mio urlo silenzioso. il mio folle atto di sensatezza. il mio tentativo di ricerca mai sopito :

la Condivisione.

Ne ho davvero bisogno?

Probabilmente no